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Disabilità e lavoro: un connubio possibile

Disabilità e lavoro: un connubio possibile

Oggi più che mai la nostra cultura mostra una maggiore attenzione e sensibilità ai problemi di integrazione dei soggetti disabili all’interno delle varie strutture della società, a partire dal mondo del lavoro.

Negli ultimi vent’anni molto è stato fatto dal punto di vista legislativo a partire dall’approvazione della legge quadro 104/1992 e della legge 68/1999. Quest’ultima (“Norme per il diritto al lavoro per i disabili”) ha sancito un importante passo in avanti per i soggetti interessati andando ad inquadrare in maniera più precisa gli aventi diritto al collocamento mirato, i soggetti (aziende private e pubbliche) aventi l’obbligo di assumere persone disabili e i diritti e le agevolazioni di quest’ultime.

In particolar modo si è andato delineando un nuovo concetto del termine “disabile” che si allontana dal classico modello medico che metteva in risalto la “menomazione”, il “limite” del soggetto con disabilità rifacendosi un po’ al “capacity model” e alla sociologia medica di Talcott Parsons (per cui viene appunto enfatizzata l’attenzione sulle inabilità che portano l’individuo a non poter compiere in maniera adeguata un compito che la società si aspetta da lui).

Oggi la disabilità viene vista sotto una sfera pluridimensionale con una maggiore attenzione agli aspetti psicologici, economici e sociali implicati nel processo di integrazione dei soggetti interessati all’interno delle strutture sociali. In particolar modo si è posto l’accento sulle barriere (architettoniche e sociali) che divengono esse stesse limitanti per la libera espressione delle capacità di tali soggetti.

Visto da questo punto di vista il quadro teorico e legislativo sembrano andare verso la giusta direzione per l’inserimento dei soggetti disabili all’interno del mondo del lavoro, in realtà la situazione effettiva odierna, almeno in Italia, è molto diversa.

Secondo la Cgil nel nostro paese le persone iscritte alle liste di collocamento obbligatorio sono più di 750.000 e la maggior parte di queste non riesce a trovare lavoro. Inoltre le aziende in stato di crisi hanno il diritto di chiedere la sospensione degli obblighi di assunzione previsti dalla legge, il che unito alla mancanza di ispezioni adeguate delinea un quadro abbastanza negativo.
Si cerca ad oggi di capire quali siano i punti su cui focalizzare l’attenzione per andare ad appianare le problematiche che impediscono il processo di inclusione dei disabili nelle aziende.

Innanzitutto vi è spesso una mancata conoscenza da parte dei soggetti interessati dei propri diritti (che riguardano non solo il soggetto con handicap ma anche i parenti e i tutori, come ad esempio la scelta della sede aziendale più vicina e il divieto di trasferimento senza il consenso del lavoratore, o ancora la possibilità di usufruire di alcuni giorni di congedo sia per il lavoratore che per la famiglia).

Vi sono poi le preoccupazioni del datore di lavoro che sono legate ad aspetti prettamente economici come la produttività dell’azienda e i costi per l’eventuale adattamento dei mezzi di lavoro e delle attrezzature aziendali. Per quanto riguarda quest’ultime molti datori di lavoro non vengono messi a conoscenza della possibilità di avere sgravi e agevolazioni fiscali. Inoltre spesso spaventa l’idea di assumere un lavoratore disabile e di essere abbandonati nella sua formazione e gestione nel setting lavorativo.

La legge 68/1999 ha cercato di appianare queste problematiche creando dei Comitati tecnici che hanno il compito di valutare le capacità del lavoratore disabile al fine di inserirlo nelle realtà aziendali più compatibili con il soggetto e favorire dei percorsi formativi di inserimento in modo da non lasciare le aziende “da sole” nella gestione del lavoratore e di favorire la piena espressione delle capacità di quest’ultimo.

E’ stato appurato che circa 2/3 delle persone disabili perde il lavoro nei primi 15 anni dalla diagnosi della malattia, i motivi sono tanti tra cui la difficoltà nel compiere movimenti e nel raggiungere il posto di lavoro, o ancora la difficoltà negli spostamenti all’interno del luogo di lavoro stesso. Tutto questo potrebbe essere evitato se per esempio le aziende fossero a conoscenza degli sgravi fiscali e delle sovvenzioni per l’adeguamento del posto di lavoro, e se tutti i soggetti coinvolti fossero a conoscenza dei propri diritti, il che molte volte è dato per scontato: la legge c’è ma non viene applicata.
Sicuramente, alla luce di dati rilevati, molta strada separa ancora la teoria dalla pratica, ed è giusto, anzi indispensabile, che la società non chiuda gli occhi di fronte alle ingiustizie e alle discriminazioni verso tutti quei soggetti che hanno molto da dare e che chiedono solo di essere considerati una risorsa (e lo sono), e non un peso economico e sociale, perché purtroppo questo è quello che spesso succede nella realtà.

 

 

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